Agnieszka Zakrzewicz
I labirinti oscuri del Vaticano
Da Emanuela Orlandi ai segreti della banca vaticana. Cosa si nasconde dietro lo stato più
potente del mondo?
Newton Compton Editori
Roma, novembre 2013
L’operazione
Triangolo è una nuova traccia sulla quale si richiama l’attenzione
Essendomi occupata del caso
di Emanuela Orlandi sono stata colpita dalla
coincidenza temporale della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana con
la seconda visita di Karol Wojtyła in patria, visita a sua volta preceduta da
un’operazione dei servizi segreti polacchi denominata Triangolo. Finora
questi fatti non sono stati messi in collegamento da nessuno.
Papa Giovanni Paolo II e generale Wojciech Jaruzelski |
Il 3 luglio 1983 Giovanni
Paolo II durante l’Angelus rivolse un appello per la liberazione della
concittadina vaticana. Fu proprio il papa polacco per primo ad avvalorare la
tesi del rapimento, rivolgendosi a chi aveva la «responsabilità di questo
caso»: infatti la polizia italiana allora riteneva ancora che la ragazza si
fosse allontanata da casa volontariamente. Le negoziazioni, che ufficialmente
vertevano sulla liberazione di Ali Ağca, cominciarono il 5 luglio 1983 con la
telefonata dell’Americano alla sala stampa vaticana e a casa degli Orlandi. Il
giorno successivo un giovane uomo telefonò all’agenzia Ansa: «Noi abbiamo
Emanuela Orlandi la studentessa di musica. La libereremo soltanto quando sarà
scarcerato Ali Ağca, l’attentatore del papa». I presunti rapitori pretesero
una linea telefonica speciale con il codice 158, per telefonare direttamente
alla Segreteria di stato del Vaticano, al cardinale Agostino Casaroli.
L’Americano fu preceduto da altri due telefonisti: “Mario” e “Pierluigi”.
Una storia imbarazzante
In
Polonia, della Triangolo si è parlato
sempre con un certo imbarazzo. Inoltre il suo vero obiettivo è stato finora
sconosciuto all’estero.
capitano Grzegorz Piotrowski |
All’epoca,
la Kinaszewska lavorava come segretaria e dattilografa al settimanale “Tygodnik
Powszechny”, ma già da prima seguiva il sacerdote Wojtyła e registrava le sue
omelie per poi stenografarle in casa, spesso con il suo aiuto. Per questo
motivo la donna fu sorvegliata e spiata dalla sb,
che nel suo appartamento aveva messo delle cimici, già alla fine degli anni
‘50, ancora prima che Wojtyła diventasse arcivescovo.
Al fianco della
Kinaszewska c’era un “angelo custode”, il giornalista Konrad s., collaboratore dei servizi comunisti
che fingeva di esserle amico e orbitava intorno all’inteligencja cattolica di Cracovia (l’uomo nell’ambito
dell’operazione Triangolo aveva un
pseudonimo italiano “Udine”, poi cambiato in “Ugo”).
Karol Wojtyła e Irena Kinaszewska |
Irena
Kinaszewska doveva essere condotta da Konrd s.
in una camera dell’Hotel Cracovia, dove la squadra operativa aveva preparato
uno studio di registrazione con telecamere nascoste. Per qualche motivo il
piano non andò in porto. L’operazione fu ripetuta nella dacia del
giornalista-spia, dove donna fu ubriacata e drogata con una mistura preparata
nei laboratori chimici dei servizi segreti a Varsavia. Ma quando il capitano
Piotrowski portò il filmato al IV Dipartimento del Ministero, i suoi superiori
giudicarono il materiale non tanto compromettente da poterlo mostrare a Mosca.
Allora
Piotrowski tornò a Cracovia con il gruppo operativo con un nuovo compito:
entrare nella casa di don Bardecki per trovare la corrispondenza tra Wojtyła e
la Kinaszewska, della cui esistenza i servizi polacchi erano convinti. Ma anche
questo diventò impossibile, perché a casa del sacerdote c’era sempre qualcuno.
don Andrzej Bardecki |
Ma le
cose non andarono così. Il 2 febbraio del 1983 il capitano Piotrowski invitò i
suoi collaboratori a una cena per festeggiare il già scontato successo
dell’operazione, ma nella stessa notte, guidando in stato di ebbrezza, ebbe un
incidente con la macchina.
Il
suddetto incidente il giorno dopo fu sulla bocca di tutti e tanto bastò per
chiudere l’operazione Triangolo e
richiamare Piotrowski a Varsavia, dove fu incaricato dell’operazione Popiel, e del rapimento di Jerzy
Popiełuszko, poi compiuto dal Gruppo Operativo "D" il 19 ottobre del
1984, azione che finì con la tragica morte del sacerdote, oggi beato della
Chiesa.
Jerzy
Popiełuszko torturato dagli agenti dal Gruppo Operativo "D" |
Ma il 19 gennaio del 1983 avvenne un altro fatto grave. Nel centro di Varsavia, in pieno giorno, fu rapito un noto attivista del movimento clandestino di solidariość, Janusz Krupski. L’uomo fu portato nella foresta Kampinowska, dove fu pestato quasi a morte e deturpato con l’acido. Dovevano farlo annegare, ma per qualche inspiegabile motivo fu lasciato vivo al gelo e si salvò. Avendo visto i suoi aguzzini in faccia li riconobbe negli agenti del Gruppo Operativo “D” quando ci fu il processo. Il Krupski, dopo la caduta del comunismo, diventò il presidente dell’Ufficio per veterani di guerra e vittime dell'oppressione. Morì il 10 aprile 2010 nella catastrofe dell’aereo presidenziale vicino a smolensk.
L’Operazione Triangolo per fare pressioni per la
liberazione di Ali Ağca?
Venni a
conoscenza della Triangolo nel 2010
da fonti vicine a Piotrowski. Scrissi allora anche un articolo al riguardo, ma
non ero molto convinta della storia.
M’intrigò però la seguente informazione ricevuta:
“I comunisti volevano organizzare in Polonia un finto arresto di un membro dei
Lupi grigi turchi, addosso al quale avrebbe dovuto essere trovato del materiale
imbarazzante per ricattare il papa. Poi il generale Jaruzelski avrebbe
restituito “le memorie di Irena” a Wojtyła, come gesto di
buona volontà, insinuando però che poteva esisterne anche una copia.”
Oggi Grzegorz Piotrowski è un
uomo libero. L’ho contattato per un’intervista per il mio libro I labirinti oscuri del
Vaticano, ma ha dichiarato che non intende più parlare di questi fatti.
Grzegorz Głuszak e Piotr Litka |
Secondo Piotr Litka, che ho
intervistato specialmente per il mio libro I labirinti oscuri del
Vaticano, le prime tracce documentali riguardanti l’operazione Triangolo risalgono al 1979, quando il generale Zenon Płatek, capo del IV Dipartimento responsabile
della lotta alla Chiesa cattolica, e anche capo del Gruppo
Operativo “D” istituito nel 1976, si recò a Vienna per incontrare un agente
soprannominato "Tom" sulla questione
riguardante la "Triangolo". Da questa
nota dei servizi segreti inizia questa operazione polacca, alla quale fu dato
tale nome italiano.
Nel dicembre del 1990,
Grzegorz Piotrowski, all’epoca ancora in prigione (fino al
2001 – n.d.a), rese un’interessante deposizione al procuratore Witkowski:
"Prima d’intraprendere le mie azioni specifiche a Cracovia, il generale
Płatek mi informò, che si prevedeva che i materiali compromettenti, rinvenuti
presso il sacerdote Bardecki, sarebbero stati
restituiti personalmente dal generale Jaruzelski al papa durante la sua visita in Polonia, come segno di buona volontà
delle autorità comuniste. Come mi disse Płatek, la spiegazione riguardo
a questi materiali, che Jaruzelski avrebbe dovuto dare al
papa, doveva essere la seguente: «I documenti sono stati
trovati addosso a dei terroristi turchi che volevano fare pressione sul papa per la liberazione di Ali Ağca. I servizi segreti
polacchi li hanno sequestrati e hanno deciso di far tornare tutto al Santo Padre»”.
Questa
testimonianza fu resa subito dopo la caduta del Muro di Berlino, quando in
Polonia cambiava il sistema politico. Il principale responsabile della morte
del prete Popiełuszko aveva concesso all’epoca anche una lunga intervista al
giornalista Tadusz Fredro-Boniecki (fratello del noto sacerdote Adam Boniecki –
n.d.a.). si può presumere che
Piotrowski sia stato sincero parlando delle spiegazioni ricevute dal suo capo
nel 1982.
Bisogna
anche ricordare che dalla fine dell’agosto dell’82 si svolgeva l’operazione Papa condotta dalla stasi, avente lo scopo di aiutare la
Bulgaria e distogliere l’attenzione dalla pista bulgara per l’attentato al
papa, e un ricatto che coinvolgesse la vita privata di Wojtyła poteva essere
un’arma potente.
Dopo
l’assassinio di Popiełuszko, la stasi
monitorava con attenzione le indagini e lo sviluppo della situazione politica
in Polonia, ma anche l’immigrazione polacca in Germania. Tra i documenti
conservati negli archivi della stasi
riguardante il “caso Popiełuszko”, c’è anche la lettera del ministro degli
Interni polacco, gen. Czesław Kiszczak, a Erich Mielke, ministro della sicurezza della DDR e uno dei fondatori della Stasi,
riguardante proprio Piotrowski, dove Kiszczak suggeriva che l’agente polacco aveva avuto contatti con cittadini di paesi capitalisti.
Invece, secondo la documentazione riguardante i viaggi
di lavoro del IV Dipartimento del Ministero degli Interni della Polonia comunista,
Piotrowski tra il 1971 e il 1982 partecipò ripetutamente a riunioni con il Dipartimento di sovversione e lotta ideologica del
KGB.
C’è ancora un altro punto
importante. Piotr Litka, nell’intervista concessami per il
questo libro,
ha sostenuto di essere stato informato dal prelato Zdzisław Król,
che partecipava ai preparativi per il secondo
pellegrinaggio in Polonia di Giovanni Paolo II , che nel ’83 c’era stato un
tentativo di compiere un attentato al papa durante la
messa allo Stadio di Varsavia (17 giugno del 1983), e che si era sentito
parlare del tentativo di fermare un
presunto attentatore turco. Purtroppo anche don Zdzisław Król è una delle 96 vittime della catastrofe aerea di smolensk.
Una colossale
“balla”?
In
Polonia si è fatto tutto per non indagare adeguatamente sulla Triangolo e sui suoi veri motivi. I
superiori del capitano Grzegorz Piotrowski volevano far passare l’azione in
casa di don Bardecki a Cracovia come un atto solitario di un agente
insubordinato o come una storia di sua invenzione.
generale Czesław Kiszczak |
È molto
difficile credere che un’azione contro il papa poteva essere organizzata solo
da Grzegorz Piotrowski.
Nelle
sue deposizioni nel 1990 al procuratore Witkowski, Piotrowski sostenne che
riceveva le istruzioni dai suoi diretti superiori, generale Zenon Płatek e
colonnello Adam Pietruszka (vice capo del IV Dipartimento, poi condannato come
ispiratore del rapimento del prete Popiełuszko), che erano sotto pressione,
come se dovessero riferire molto in alto.
Adam
Pieruszka, anche lui già uscito dalla prigione, ritiene questa accusa come
completamente inventata. Il generale Zenon Płatek è morto nel 2009.
In Polonia esiste la
presunzione che nel 1989 degli agenti
del KGB, venuti a Varsavia,
hanno prelevato dal ministero degli Interni tutti i documenti
relativi all’operazione Triangolo. In genere tutti
i materiali provenienti dagli archivi dei
servizi polacchi erano fotografati su microfilm e inviati a Mosca. Così forse un giorno
troveremo tutta la documentazione
negli archivi del KGB. Si ritiene che una copia del diario della Kinaszewska probabilmente sia stata
trasferita lì.
Non è noto, tuttavia, che
fine abbia fatto il filmato registrato nella dacia con la donna drogata, che ancora negli
anni ottanta si trovava nel IV
Dipartimento di Varsavia. Non c'è traccia del protocollo della distruzione del
materiale. Forse è stato rubato
ed è, come dicono gli storici, sepolto nella "banca della terra".
Qualcuno forse
lo ha nascosto, augurandosi
che possa essere utile negli anni a venire.
Secondo
il procuratore Andrzej Witkowski, l’operazione contro Giovanni Paolo II doveva
servire per “ammorbidirlo”, cioè per piegare la forza del suo spirito. Ma visto
il riferimento a un presunto attentatore turco e le pressioni per liberare Ali
Ağca, non si può non pensare al contesto internazionale e non ricordare i fatti
contemporanei alla Triangolo:
l’indagine riguardante la pista bulgara condotta a Roma, l’operazione “Papa”
guidata dalla stasi, la
successiva scomparsa di Emanuela Orlandi e i ricatti dei suoi presunti
rapitori.
L’operazione
Triangolo è sicuramente una traccia
che richiede più attenzione e meriterebbe nuove indagini.
Agnieszka
Zakrzewicz
Nessun commento:
Posta un commento